Oramai posso far parte anch’io del mitico gruppo di chi dice che dell’orienteering non ne può farne a meno.
Visto che io ed Eugenio ci potevamo concedere uno stacco dal lavoro prima delle sospirate ferie di agosto, ci domandavamo cosa si poteva fare dal 1 al 6 luglio.
Detto fatto, si parte per la Croazia a disputare la tre giorni della Croatia Open.
Il giovedì nel pomeriggio raggiungiamo il centro gare situato a Delnice, un piccolo ma grazioso paesino circondato da boschi.
Veniamo sistemati presso il campo da calcio sterrato, dove un camper belga ha già preso posto. Per entrare nel campo c’era un cancello a misura di camper che se sbagliavi solo di poco ti rifacevi le fiancate.
Una simpatica e gentilissima ragazza ci consegna la busta di società e ci spiega che possiamo usufruire delle docce e dei bagni del centro gara e ci concedono la possibilità di utilizzare anche la corrente elettrica.
Affisse alle vetrate, troviamo le liste di partenza di tutte e tre le giornate, per sfortuna o fortuna di Eugenio negli ultimi due giorni parte sempre ultimo della sua categoria, mentre io più o meno sempre a metà griglia.
Siamo presenti solo in 3 italiani io, Eugenio e Paolo Girardi, ma la partecipazione delle altre nazioni e per loro massiccia circa 250 atleti per giorno.
Troviamo anche esposte alcune cartine della zona e già rimaniamo spaventati, il terreno è una depressione dietro l’altra, va bè faremo allenamento.
È giunto il primo giorno di gara ed alle 17.00 prende il via la gara sprint, con dei primi punti posizionati in un bosco vicino al centro di Fuzine, mentre l’arrivo era posto ai piedi della diga, dopo aver corso su e giù dalle scalinate del paese.
Alla partenza mi sentivo un po’ emozionata e spaesata, non conoscevo assolutissimamente nessuno, ma appena impugnata la carta l’emozione è svanita come per incanto.
I punti tecnici nel bosco potevano creare un’insidia, mentre nel centro paese serviva solo la forza nelle gambe per salire e scendere le scale. Ha vinto quindi chi non sbagliava all’inizio e ne aveva alla fine, tutto sommato io me la sono cavata anche se alla fine mi sono ritrovata quasi in fondo alla classifica.
Si fa rientro al campo base e dopo una doccia in compagnia della mia “guardia del corpo”, solo noi nelle docce (docce miste), si cena e poi tutti a nanna.
La mattina del giorno seguente faccio la turista, giretto del paesino poi mi spaparazzo a prendere un pò di sole visto che c’era.
Nel pomeriggio ci spostiamo sul campo gara di Crni Lug dove l’arrivo è situato a fianco di un laghetto pieno di moltissimi pesci.
Oggi gara middle con un bosco tosto, i sentieri non si vedevano bene per l’erba troppo alta e da un punto all’altro bisognava fare le giuste scelte per non ritrovarsi a continuare a scendere e a salire dalle profonde depressioni, che se non le tenevi contate non riuscivi a capire dove eri in quel momento visto che il terreno era pressochè tutto uguale.
Posso ritenermi soddisfatta della gara disputata perché alla fine mi sono ritrovata al settimo posto, anche se poi quando guardi la carta a tavolino, con tranquillità, vedi che alcune scelte si sono rivelate un floop.
Come per la prima sera si fa rientro per la doccia ed oggi per la “felicità” di noi donne, doccia con sette uomini, rigorosamente nudi e una donna … che imbarazzo credetemi.
Giunge anche l’ultimo giorno, con gara a Delnice sulla distanza long.
Sono le 10.00 quando scattano le prime partenze.
Carica della gara disputata il giorno prima, ho forse preso con troppa sicurezza la gara e così mi sono ritrovata a sbagliare sia il primo che il secondo punto.
Guardando il tempo trascorso (quasi 30 minuti), mi demoralizzavo pensando quanto sarei rimasta in quell’incasinato bosco. Mi facevo forza e continuavo, anche perché partendo quasi ultima, non trovavo nessuno che mi poteva almeno dire dove fossi finita.
Pian piano la gara sembrava avesse preso il giusto ritmo, ma detto fatto quando ero quasi alla fine, eccomi a non trovare una roccia in mezzo ad altrettante rocce in un riquadro di cartina di terreno roccioso. Vi giuro volevo ritirarmi in quanto molto stanca e “scazzata” perchè non riuscivo più a raccapezzarmi.
Ma la forza di volontà aveva la meglio; riprese un pò di forze mi avvicinavo al traguardo ed incoraggiata da Eugenio fermavo il tempo a 1h58’56”.
Tutto sommato è stata un’esperienza positiva, mi è servito giusto come allenamento ed imparare a leggere attentamente la carta, ma soprattutto ho capito che su molte cartine è meglio camminare e non correre come delle cretine, come ho fatto io, sprecando energie preziose che al momento giusto ti vengono a mancare.
Alla prossima.
Nadia